Nei classici il piacere della lettura

Andrea Carrara a Colleatterrato per l’incontro “Perché leggere, perché scrivere”

Andrea Carraro sarà oggi pomeriggio a Teramo per l’incontro Perché leggere, perché scrivere, che si terrà a Colleatterrato Basso alle 18.30 nella sala parrocchiale della Chiesa del Risorto. Scrittore tra i più importanti in Italia (suoi romanzi come Il Branco, da cui Marco Risi ha tratto il film omonimo, L’erba cattiva, Il Sorcio e Sacrificio), Carraro, che è stato diverse volte in città. sarà ospite del ciclo di incontri Aspettando il Premio Teramo.

Nel social network si parla continuamente di libri: frasi di scrittori, copertine di romanzi, foto di poeti e via di questo passo… Grasso che cola, per carità, ma tutta questa foga corrisponde a un amore per la lettura oppure è solo moda?

“Dipende dal tipo di contatti che hai. Se tra le amicizie hai persone del tuo ambiente, i discorsi sui libri abbondano, ma se vai a vedere i profili di persone che non si occupano di letteratura ti accorgi che in giro per i libri non è che ci sia tutto questo grande interesse. Poi sì, credo anche che sia una questione di moda, anche perché la fruizione sui social mi sembra improntata in generale a una certa superficialità, tutto molto volatile, per non parlare del livello del dibattito. Non ho dati, perciò parlo basandomi su quelle che sono le mie impressioni. Sarebbe bello verificare se l’amore per la letteratura di cui si parla così tanto corrisponda a un rapporto reale con i libri . Terno che non sia così, mi sembra che tutta questa euforia sia soprattutto un fatto di bollicine. Sono aumentate le bollicine”.

Ma La lettura per te che valore ha?

“Ho iniziato a gustare davvero i libri quando mi sono liberato dell’ossessione di dover essere aggiornato su tutte le novità che uscivano. Quando scrivevo come critico per L’Unità, per Diario o per Il Messaggero leggevo tantissima narrativa italiana. Pubblicai anche una raccolta dei miei interventi in un libro
severo come Botte agli amici. il cui titolo è tutto un programma. Oggi non lo rifarei, quel libro mi ha isolato parecchio, mmolti ci sono rimasti male, nelle mie recensioni seguivo le mie idiosincrasie, la mia ideologia, le mie ossessioni. Adesso cerco di leggere solo cose che considero essenziali, come i classici”.

Spesso ne scrivi anche sui soclal e lo fai con grande entusiasmo, spaziando da Zola a Forster a Dickens. Si percepisce il piacere per certe scoperte…

“Li leggo perché mi sento sempre un apprendista e in certe pagine trovo lezioni enormi, Amavo Forster per romanzi come Camera con vista, Casa Howard, Maurice, Passaggio in India, ma non sapevo che fosse altrettanto grande nei racconti. Li ho letti e ne sono rimasto esterrefatto, sono bellissimi. Sono storie perfette che leggo un po’ alla volta”.

Perché un po’ alla volta?

“Esistono dei libri che vanno letti piano e storie nelle quali bisogna entrare gradualmente, 11 Forster della narrazione breve, che breve poi è per modo di dire, visto che i suoi racconti sono sempre piuttosto lunghi, è un autore che richiede questo tipo di approccio. Le sue pagine, se le divori subito, ti sfuggono. Non ne cogli le sottigliezze, le sfumature, le rifiniture, i tocchi che fanno la differenza”.

Ami molto anche il cinema…

“Ho un figlio cinefilo, vede due o tre film al giorno. È lui il mio traino. Spesso li vediamo insieme, sia le novità che i classici, e anche in questo caso
imparo tantissimo. C’è tra noi un confronto molto stimolante, c’è un bello scambio che è anche una forma di dialogo tra generazioni. Mi chiede un sacco di cose e io faccio lo stesso con lui. Adesso sta scrivendo un soggetto e parliamo anche di questo. Anche nel mio percorso di scrittore il cinema è molto presente”.

È presente direi trasversalmente: sia a livello di suggestioni e di citazioni, sia a livello tecnico, come taglio di certe sequenze: Lo dicono romanzi distanti negli anni come L’erba cattiva e Sacrificio…

“Non si poteva sintetizzare meglio, anche io la vedo così, pensa che spesso, se resto colpito da un film tratto da un romanzo che non ho letto, poi non posso fare a meno di procurarmelo. Mi è successo tante volte e in tempi diversi, per esempio con Arancia Meccanica di Kubrick, che mi portò dritto dritto al romanzo di Burgess, oppure con La fiamma del peccato di Billy Wilder, che mi ha portato a James Cain, autore anche de Il postino suona sempre due volte. Col cinema ho un rapporto stretto e costante”.

Insomma, vuol dire che si può essere anche lettori di cinema…

“La mia narrativa vive del cinema, per me è importante come la letteratura. Sono intercambiabili”.

Di lettura parla anche il libro a cui hai finito di lavorare…

“È un romanzo scopertamente autobiografico, che però non segue le vicende di un personaggio, ma quelle della sua scrittura. Se dovesse uscire mi piacerebbe che avesse per titolo E tu scrivevi oppure Back office. Le nostre scritture esistono in base alle stagioni in cui prendono forma, accompagnano la nostra vita con la loro. In un periodo magari si è più sensibili al racconto, in un altro ci si misura col romanzo, in un altro ancora con la scrittura epistolare. Queste vicende di scrittura s’intrecciano con la vita di chi scrive, è in questo senso che parlo di autobiografia. Racconto anche di quando
scrivevo in banca. di nascosto, molto tempo fa, quando ancora facevo quel lavoro lì”.