Caro Andrea, ho finito, ieri notte, di leggere il tuo libro. E confermo ciò che già ti andavo dicendo dalla lettura delle prime pagine e, cioè, che mi è piaciuto molto e l’ho trovato bello. Per scrittura e per contenuti. Non ho preso appunti mentre leggevo. Perché non ne dovevo fare una recensione. Sono, quindi, solo le mie comuni impressioni. Per tutta la prima parte mi è sembrato di vedere un film. Stante, come dire, quel certo effetto cinematografico nella tua scrittura. Che ho trovato, a tratti, anche lirica e poetica. Con le belle sequenze che riprendevano le bravate del gruppo. Ma soprattutto la descrizione del viaggio in Grecia. A proposito di film. Non ho potuto fare a meno, mentre leggevo, commossa, le ultimissime righe del romanzo, con Andrea che rivede Dario sedicenne ad Acciaroli, di ripensare al finale del film ‘Mio fratello è figlio unico’ in cui il protagonista, l’attore Elio Germano, rivede se stesso da adolescente, e gli sorride. A riconquistare, simbolicamente, un’adolescenza e un’ideale della giovinezza smarriti. Se il tuo romanzo s’intitola ‘Come fratelli’, potrebbe avere qualcosa in comune anche con quest’altro titolo, ‘mio fratello è figlio unico’. Dal momento che, nel senso che, spesso, nel romanzo, Dario ed Andrea sembrerebbero sovrapporsi, fondersi, essere la stessa persona. Per non parlare dell’odio di Dario per suo fratello Ciro. Dario si è sempre sentito, in fondo, un figlio unico: davanti alla sua famiglia e davanti alla società. Anche l’amicizia con Andrea sembrerebbe un po’ a senso unico, dalla parte cioè del solo Andrea. Come se fosse Andrea soltanto ad avere bisogno di Dario. Nonostante quelle belle pagine del capitolo ‘le vacanze al mare’ o ‘il migliore amico’. Forse Dario è l’altra parte di Andrea, forse, come dice Massimo Onofri, Andrea rappresenta tutto ciò che Andrea Carraro ‘aborre e combatte’. Ciò che resta è che sei riuscito a raccontare il fascino, anche scabroso, dell’amicizia. Il bisogno di fuga e di una qualche salvezza che ad essa, all’amicizia, si chiede. Bravo.

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