Caro Andrea, sì, davvero, non c’è più tempo: lo pensiamo tutti e lo penso anch’io, al di là del suo libro, ma sta di fatto che è un titolo molto bello e trasmette (alla fine della lettura) l’ansia che l’ha percorsa tutta. il suo non è solo un libro sulla depressione, sulla vita che trascina ovunque e anche al di là di quelli che paiono paletti invalicabili verso un mondo senza perimetri tanto lontano e che invece ci riguarda e possiamo con uno solo passo entrarci e alla fine trovarlo un caldo buco dove finalmente il tempo non ci riguarda più. Ho sentito incrociarsi vari temi sotto quelli principali: la depressione e il tradimento. Prima di tutto, forse, l’errore di una vita borghese ‘che non riguarda’ il protagonista (e nella vita è compreso tutto il pacchetto: moglie, figlio, lavoro, eccetera), l’incrociarsi delle occasioni che il protagonista incontra ‘fuori’ dai circuiti (ma dov’è dunque la società? Qual è? Quale mondo composito è intorno e non lo tocchiamo mai?). Ferroni, nella sua bella recensione, parla di uno sguardo lucido sul degrado della vita, ed è una bella immagine. Mi chiedo perché io, in quello stesso percorso di ‘degrado’, ho visto invece il segno di una vittoria, di una disperata libertà che è pur sempre un valore più concreto, forse, di quelli abbandonati. Salvo il figlio: ecco, è lì il baluardo atroce che non ci permette la vera disperazione. Sulla depressione ci sarebbe tantissimo da dire: la prima cosa ovvia, e che si tocca con mano, è l’impossibilità a trasmettere ‘quello stato’. Non è un caso, infatti, che i depressi spesso risolvono l’ansia che li travolge gettandosi dalla finestra, non per morire ma per respirare, interrompere il dolore, ‘prendere aria’. Qui il pedinamento alla moglie e ogni sorta di piccoli pedinamenti dopo sono l’itinerario di una richiesta affettiva e che non riesce ad essere fatta altrimenti. D’altra parte ho sempre pensato che la depressione non è una malattia ma l’ingresso non voluto ‘in un altro stato’, in un’altra regione, in un altro sistema della mente come lei descrive. Ritornare è possibile ma rimarrà sempre il desiderio di quel mondo dove sogno realtà e vita senza tempo, sempre ‘camminata’, è l’inspiegabile regno di una sovranità misteriosa e dagli altri non percepibile. Ho parlato a lungo e infine non ho detto niente: ho spiegato un poco il libro quasi leggendolo. Non mi piace usare la parola ‘stile’, dirò solo che i mezzi linguistici impiegati qui sono incollati alle cose, e questo è quanto io chiedo allo ‘stile’, al romanzo, alla lettura. E così credo che debba essere perché un libro rimanga. Buona fortuna.

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