Carraro sul Mobbing

– Nicolo’ Consorti, impiegato di banca e scrittore, vomita durante ogni seduta dall’analista. Il malessere gli viene (anche) dalle angherie che ogni giorno gli infligge il ‘sorcio’ e cioe’ ‘Eraldo Martelli, un collega di lavoro basso, pelato, panciuto che per oscure ragioni lo disprezza’. Metamorfosi alla Kafka, il Sorcio diventa l’ossessione del protagonista dell’ultimo libro di Andrea Carraro.

– Anche lei lavora in banca e scrive. Anche lei vittima di mobbing, o solo letteratura?

– ‘C’e’ anche dell’autobiografia, certo. Avevo un collega che mi trattava con disprezzo e prepotenza. Senza particolari ragioni. Ma nei luoghi di lavoro accade spesso, a tutti i livelli. Il mobbing e’ l’esercizio di un potere interclassista e trasversale: non solo il capo contro l’impiegato, ma anche il branco contro parigrado. Si esercita con azioni, ma anche con il silenzio: il clima diventa odioso’.

– Tanto da dover essere perseguito penalmente?

– ‘Il mio Nicolo’ si accontenterebbe anche di un risarcimento in denaro. In generale credo che servano delle norme, perche’ si tratta di un vero sopruso ed una persecuzione. Vere aggressioni che, non so in che modo, ma andrebbero perseguite. Chi subisce vessazioni di questo tipo spesso entra in depressione, ha danni morali e pratici. Il fatto curioso e’ che il movente e’ spesso l’insensatezza’.

– Noia, gioco?

– ‘Negli spazi dove di solito non accade nulla il mobbing diventa un elemento turbante e disturbante. Non e’ un moto inconscio, e’ proprio violenza. Non ha a che fare con ceto e censo, ma con pulsioni primordiali di prevaricazione. Il mobbista rode come il sorcio attimo dopo attimo la vita della sua preda’.

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